I consulenti del lavoro sono chiamati non solo a interpretare correttamente l’evoluzione normativa, ma anche ad accompagnare le aziende nell’introduzione di strumenti innovativi, come l’intelligenza artificiale, garantendo al tempo stesso il rispetto dei diritti dei lavoratori.  

Cosa prevede la legge italiana sull’intelligenza artificiale 

Con l’approvazione definitiva della prima legge quadro italiana in materia di intelligenza artificiale, il nostro ordinamento compie un passo importante verso la regolamentazione organica dell’utilizzo dell’AI. Il provvedimento, ancora in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, si inserisce nel quadro di armonizzazione con il Regolamento UE 2024/1689 (AI Act), entrato in vigore il 1° agosto 2024. 

L’AI ACT italiano si compone di 28 articoli e definisce i principi generali in tema di ricerca, sperimentazione, sviluppo e applicazione dell’intelligenza artificiale. Al centro del provvedimento si colloca la dimensione antropocentrica: l’AI deve sempre rispettare l’autonomia umana, la trasparenza, la conoscibilità dei processi e la possibilità di sorveglianza e intervento umano. Una cornice che richiama i principi costituzionali e che pone l’accento sulla necessità di un uso etico e responsabile della tecnologia. 

Legge italiana sull’IA: tutele e opportunità per il lavoro 

Particolare attenzione è dedicata al mondo del lavoro, come evidenziato negli articoli 11, 12 e 13 della legge. L’obiettivo è duplice: da un lato, promuovere l’utilizzo dell’AI per migliorare le condizioni lavorative, accrescere la produttività e tutelare l’integrità psico-fisica dei lavoratori; dall’altro, garantire che gli strumenti adottati siano affidabili, trasparenti e rispettosi della dignità e della riservatezza dei dati. 

Vengono riaffermati i principi di equità e non discriminazione, con particolare attenzione alla prevenzione del rischio di bias algoritmici. Il testo del Regolamento UE 2024/1689 riconosce infatti che l’utilizzo non governato di sistemi di IA potrebbe generare discriminazioni, specialmente nella fase di selezione del personale o nella gestione delle carriere. 

Professioni intellettuali e centralità del pensiero umano 

La nuova legge italiana sull’intelligenza artificiale si sofferma anche sulle professioni intellettuali, chiarendo che l’utilizzo dell’AI non deve cambiarne la natura: il cuore dell’attività resta il pensiero critico e unico dell’uomo. I professionisti sono tenuti a fornire ai propri clienti informazioni chiare e comprensibili sui sistemi di AI eventualmente impiegati, nel rispetto del rapporto fiduciario e della trasparenza. 

La norma sottolinea inoltre che la legge non è retroattiva: le opere già esistenti restano tutelate dal diritto d’autore. Di conseguenza, l’AI non può sostituire o modificare lavori creativi preesistenti. 

Formazione e adeguamento delle competenze  

La legge sull’AI affida ampio spazio alla formazione. È prevista la promozione di percorsi di alfabetizzazione digitale rivolti a professionisti, operatori di settore, studenti universitari e frequentanti degli ITS e delle istituzioni AFAM. L’obiettivo è assicurare una piena comprensione non solo tecnica, ma anche giuridica, delle implicazioni dell’AI. 

Viene inoltre introdotta la possibilità di riconoscere un equo compenso per i professionisti, calibrato sulle responsabilità e sui rischi connessi all’uso di sistemi di intelligenza artificiale. 

Innovazione, produttività e sviluppo economico  

L’AI viene riconosciuta come leva di sviluppo e competitività, specialmente nel contesto delle micro, piccole e medie imprese. Lo Stato e le autorità pubbliche sono chiamati a promuovere l’adozione responsabile di queste tecnologie, sia nel settore produttivo sia nei servizi. La legge italiana sull’intelligenza artificiale prevede la definizione di una Strategia nazionale sull’AI, aggiornata biennalmente, e individua AgID e ACN come autorità nazionali competenti. 

È inoltre stato istituito un piano di investimenti da 1 miliardo di euro per sostenere startup e PMI impegnate nell’intelligenza artificiale, nella cybersicurezza e nelle tecnologie emergenti. 

Come gli studi professionali utilizzano l’AI 

Secondo l’Osservatorio Professionisti Zucchetti, che ha intervistato più di 1.000 studi in tutta Italia, il 60% dei consulenti del lavoro e dei commercialisti ritiene che l’AI cambierà il proprio lavoro, dimostrando una chiara consapevolezza del suo potenziale trasformativo. Nonostante ciò, la sua adozione negli studi professionali italiani è ancora in una fase iniziale. Sempre i dati raccolti dall’Osservatorio Professionisti Zucchetti rivelano che mediamente solo il 16% degli studi utilizza attualmente strumenti basati sull’intelligenza artificiale e che il suo utilizzo spesso si attesta a strumento di produttività individuale, ossia di un uso estemporaneo sui vari chatbot presenti sul mercato e non integrato alle soluzioni gestionali. La maggioranza (74%) non ha ancora compiuto il passo verso l’AI, mentre un 11% prevede di farlo in futuro. 

Questa esitazione è comprensibile, data la novità della tecnologia e la necessità di valutarne attentamente costi e benefici, ma si basa anche su una ridotta consapevolezza di come applicare l’AI nei processi di studio. 

Esempi concreti di applicazione dell’AI per i consulenti del lavoro 

In conclusione, vale la pena citare alcune applicazioni pratiche dell’intelligenza artificiale già in fase di sperimentazione o implementazione nei contesti professionali. Tra le prime funzionalità che stanno emergendo spiccano, ad esempio, i sistemi di lettura automatica dei documenti all’interno dei software Paghe, che consentono di estrarre informazioni rilevanti con maggiore rapidità e precisione, riducendo l’intervento manuale e il rischio di errore. 

Un altro ambito di grande interesse riguarda il supporto all’interpretazione dei contratti collettivi e delle normative di settore. Grazie a modelli linguistici avanzati, l’IA è in grado di fornire prime analisi dei testi normativi, aiutando il consulente del lavoro a individuare più velocemente gli articoli rilevanti, i cambiamenti introdotti o i riferimenti utili alla pratica quotidiana. 

Non si tratta di sostituire la competenza umana, ma di amplificarla, fornendo strumenti che rendano più efficace e tempestivo il lavoro di analisi, consulenza e supporto alle imprese clienti. 

La legge italiana sull’IA rappresenta un passaggio decisivo per regolamentare l’intelligenza artificiale in modo equilibrato. Nel mondo del lavoro, l’obiettivo non è quello di sostituire le competenze umane, ma di potenziarle, rendendo il lavoro più sicuro, equo ed efficiente. I consulenti del lavoro avranno un ruolo fondamentale per garantire che l’adozione dell’AI avvenga nel rispetto dei diritti, della dignità e della professionalità di ogni lavoratore. 

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