Il detto “prevenire è meglio che curare” sarà anche un po’ scontato, ma nessuno può affermare che sia sbagliato. E il discorso vale nei più diversi campi, da quello della salute a quello della gestione di un business.

Di prevenzione si parla sempre di più – e giustamente – per quanto riguarda la crisi d’impresa, indicando implicitamente la necessità di una particolare attenzione alle anomalie relative alla redditività e al patrimonio che possono far “subodorare” una potenziale crisi.

Dal punto di vista dell’imprenditore, però, molto spesso i primi segnali – quali per esempio ritardi nei pagamenti, riduzioni del fatturato o tensioni finanziarie – diventano espliciti quando purtroppo la crisi è già in atto e talvolta in uno stadio abbastanza avanzato.

Fare prevenzione nel vero senso della parola, in materia di crisi d’impresa, vuol dire quindi giocare molto d’anticipo, per intercettare le anomalie sul nascere. Compito tutt’altro che semplice, e proprio per questo affidato al commercialista.

Il quale, non a caso, ha assunto un ruolo centrale nel nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, ruolo che diventa di anno in anno sempre più importante. Anche perché eventuali incidenti d’impresa rischiano di diventare ancora più costosi: si prendano come esempio le conseguenze del Decreto Salva-infrazioni.

Decreto salva-infrazioni: accordi con il fisco più costosi

A metà agosto 2023 la legge di conversione del Decreto salva-infrazioni è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Sono tante le disposizioni urgenti contenute nel D.L 69/2023, per dare attuazione a degli obblighi derivanti sia da procedure di infrazione pendenti nei confronti dello Stato, sia da atti provenienti dall’Unione Europea.

La norma che ci interessa al momento è quella che va a modificare l’articolo 63 del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, e che va a disegnare, lo anticipiamo fin da subito, un nuovo regime potenzialmente sfavorevole per il debitore.

Di fatto la modifica è andata a sospendere la disciplina attuale del cram down fiscale degli Accordi di Ristrutturazione dei Debiti (in sigla ARD), sostituendola per l’appunto con uno scenario meno favorevole per chi si trova suo malgrado in debito.

Ora il tribunale ha la possibilità di procedere con l’omologazione di proposte non votate dagli enti titolari del credito, in tutti quei casi in cui la percentuale offerta risulti essere più vantaggiosa rispetto allo scenario disegnato dalla liquidazione giudiziale.

Il cram down fiscale non è del tutto cancellato: resta infatti in campo nel momento in cui il debitore versa il 30% del debito per imposta, sanzioni e interessi, a patto che i creditori disposti ad aderire all’accordo rappresentino almeno un quarto dell’intero debito. Qualora il numero di creditori aderenti sia inferiore, il debitore dovrà eventualmente pagare una percentuale pari al 40%.

Si parla, va sottolineato, unicamente degli accordi di ristrutturazione di debiti non ancora trattati, laddove invece non sono state apportate modifiche al regime del cram down fiscale per i concordati preventivi: qui la percentuale resta libera.

I software per la crisi d’impresa sempre più prezioso per la prevenzione

Lo scenario in cui si muovono i debitori è quindi più impegnativo dall’estate 2023.

Un motivo in più, per il commercialista, per ampliare e potenziare i propri servizi in materia di crisi d’impresa con le competenze e con gli strumenti più adatti, a partire da un software per il monitoraggio della situazione finanziaria delle aziende clienti, così da ridurre ulteriormente il rischio di incorrere in crisi e in accordi che, come si è visto, rischiano di diventare sempre più costosi.

Inserendo pochi essenziali documenti – bilanci, visura della Centrale dei rischi e poche altre informazioni – diventa infatti possibile avviare delle analisi finanziarie automatiche per delineare velocemente la situazione delle aziende clienti, così da segnalare tempestivamente anomalie altrimenti poco o per nulla visibili.


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