Se un tempo l’assessment sulle competenze dei collaboratori riguardava perlopiù il mondo delle aziende, al giorno d’oggi interessa sempre più anche i professionisti: l’Osservatorio Professionisti Zucchetti 2025 mostra che il 79% degli studi fa fatica a trovare collaboratori qualificati, percentuale che sale al 94% per le realtà più grandi.

In questo contesto l’assessment dei collaboratori di studio non può che essere uno strumento concreto per capire dove intervenire e come valorizzare meglio le persone.

Perché l’assessment dei collaboratori è un punto chiave per lo studio professionale

Per consulenti del lavoro e studi multidisciplinari l’efficienza dei processi Paghe e di Gestione del Personale resta indubbiamente la priorità numero uno, ulteriormente spinta dalla difficoltà di gestione dei carichi di lavoro con team ridotti.

Bisogna inoltre rilevare che la ricerca di nuove risorse qualificate diventa sempre più lunga e incerta e che spesso gli studi non hanno le risorse – in termini di tempo, ma anche di personale – per dedicarsi a questo aspetto in modo esaustivo e concreto.

Non riuscire a trovare le persone giuste significa spesso chiedere di più ai collaboratori già presenti in studio, ma senza una fotografia chiara delle competenze si rischia di distribuire le attività in modo poco efficiente, sovraccaricare le persone e lasciare scoperte aree di servizio che potrebbero generare nuovo business.

In tale contesto, l‘assessment dei collaboratori risulta essere un punto chiave perché permette di passare dalle “impressioni” ai dati: chi sa fare cosa, quali aree sono presidiate, quali competenze vanno rafforzate subito e dove invece lo studio ha già un know how distintivo da mettere a valore.

Che cos’è l’assessment delle competenze

Per assessment possiamo intendere un percorso strutturato di analisi delle competenze dei collaboratori di studio, basato su questionari e test costruiti sulle aree chiave del lavoro quotidiano (per esempio anagrafiche, adempimenti, comunicazioni, budget del personale).

Questionari, test e analisi grafiche

Il cuore dell’assessment può essere un questionario compilato dai collaboratori, che restituisce in modo immediato delle risposte che facciano capire quali siano le aree di miglioramento e aiutino a definire il percorso di formazione più adeguato.

Non si tratta solo di verificare se una norma sia conosciuta o meno, ma di capire quanto i concetti siano consolidati nelle diverse aree di competenza e come ciò si rifletta sulla qualità del servizio offerto ai clienti.

Una vista complessiva sulle competenze di studio

Accanto al dettaglio delle singole domande, l’assessment fornisce una vista aggregata per area di analisi e per singolo collaboratore. In questo modo lo studio ottiene una mappa chiara di:

  • competenze già consolidate
  • skill da valorizzare in ottica di crescita
  • gap critici che richiedono interventi formativi mirati

È la base per passare da una formazione “uguale per tutti” a percorsi realmente personalizzati.

I vantaggi dell’assessment per lo studio professionale

Grazie all’assessment è infatti possibile costruire piani di formazione mirati, individuare e assegnare i processi in base alle competenze emerse ed espandere i servizi dello studio, scoprendo skill ed esperienze che magari fino a quel momento non erano venute fuori.

Costruire piani formativi mirati

I risultati dei test di valutazione delle competenze sono la base per progettare piani di formazione per i collaboratori che da un lato rispondano ai loro bisogni reali e dall’altro permettano allo studio di concentrare tempo e budget sulle aree in cui l’impatto è maggiore.

È infatti importante evitare di attivare dei corsi troppo generici o che rischino di non essere seguiti così com’è altrettanto importante che abbiano una ricaduta effettiva sulla qualità del lavoro e sulla possibilità di aumentare la marginalità dei servizi.

Di fronte alla difficoltà nel reperire collaboratori con le competenze giuste, molti studi stanno quindi rafforzando la formazione interna per far crescere le persone già presenti in organico.

Già oggi il 76% degli studi ha già attivato piani di formazione e aggiornamento per il personale.

Assegnare i processi in base alle skill

Non solo formazione, il successo di uno studio ha indubbiamente a che fare con il saper redistribuire i processi in base alle competenze. Sapere con chiarezza chi è particolarmente specializzato su quali aree permette di:

  • assegnare i dossier più complessi alle persone giuste
  • affiancare in modo strutturato chi è più junior
  • ridurre errori e tempi di controllo, soprattutto nelle fasi a maggiore rischio operativo

Per i consulenti del lavoro, che come sottolineato nell’Osservatorio Professionisti 2025 di Zucchetti, pongono l’efficienza dei processi come priorità assoluta, una corretta redistribuzione dei compiti consente di ridurre le inefficienze legate alla reportistica e ai controlli, migliorando così la gestione dei dati.

Espandere i servizi dove lo studio ha già competenze

La mappa delle competenze può far emergere skill che lo studio utilizza solo in parte. E questo spesso dipende dal fatto che non si conoscono a fondo le persone o che queste, nel corso degli anni, abbiano maturato skill diverse rispetto al momento in cui sono entrati a far parte dello studio.

Conoscere meglio il proprio patrimonio di know-how è una vera e propria leva di business perché si possono diversificare i servizi dello studio professionale per cui esistono già le competenze, ma anche prevedere di nuovi, comunicando, così, ai clienti il valore consulenziale dello studio.

E dal punto di vista della comunicazione digitale, tramite sito e social media, si può cercare di attrarre nuovi clienti online puntando appunto sull’ampliamento dei servizi.

Come introdurre l’assessment nello studio

Introdurre un assessment dei collaboratori non significa stravolgere l’organizzazione esistente, ma inserire un nuovo tassello nel modo in cui lo studio gestisce persone, competenze e servizi.

Un primo passo può essere la costruzione di un questionario focalizzato su alcune aree critiche per lo studio, per esempio quelle in cui si concentrano più errori o più richieste dei clienti. Meglio partire in modo snello, testare il modello su un gruppo di collaboratori e poi estenderlo progressivamente.

I risultati dell’assessment hanno senso solo se vengono riletti insieme ai collaboratori, trasformati in piani formativi e collegati agli obiettivi economici e organizzativi dello studio. Solo se si lavora per cicli periodici di valutazione, formazione e nuova misurazione si può constatare nel tempo l’impatto sull’efficienza e sulla qualità del servizio.

L’assessment dei collaboratori di studio non è quindi solo un test, ma un modo diverso di guardare alle persone con cui si collabora: con dati, continuità e una logica di sviluppo che tiene insieme personale, processi e crescita del business.

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