L’organizzazione permette di recuperare tempo e di migliorare costantemente la performance. 

Questo concetto, largamente condiviso, ormai è diventato una costante nel nostro lavoro ma se lo applichiamo con impegno e metodo fin dove possiamo spingerci in termini di efficienza? 

Per capire fino a dove possiamo migliorarci applicando una corretta pianificazione del flusso di lavoro nella quotidiana sfida contro il tempo, analizzeremo una disciplina sportiva che più di altre basa sull’eccellenza della performance il proprio successo. 

E vedremo come tutto ciò sia vero anche nella realtà quotidiana di attività lavorative lontane dal mondo dello sport, come tra le altre, quella degli studi professionali e dei professionisti che sempre di più devono puntare ad ottimizzare la propria organizzazione interna. 

La Formula 1 da sempre rappresenta il gradino più alto delle competizioni automobilistiche ed è la massima categoria di vetture monoposto da corsa su circuito, definita dalla Federazione Internazionale dell’Automobile. 

Il termine Formula rimanda proprio ad un insieme di norme che regolano le competizioni, le auto e disciplinano il comportamento che devono tenere i piloti insieme a tutti gli operatori della manifestazione. 

Aldilà degli innumerevoli record infranti dai piloti, ci sono record in tutte le aree di attività che ruotano attorno al circuito. 

Okay Lewis, so box this lap, box, box” (“Okay Lewis, box in questo giro, box, box”) 

Peter Bonnington, detto “Bono”, Ingegnere di Pista di Lewis Hamilton 

Questo è un esempio di team radio con cui gli ingegneri di pista, che insieme ai colleghi del muretto monitorano i dati delle vetture in tempo reale grazie alla telemetria bidirezionale introdotta nel 2002, richiamano i piloti nei box per il cosiddetto Pit Stop, evolutosi nel tempo, dal 1950 in poi, perfezionandosi e diventando sempre più rapido anche grazie ad un’ottima organizzazione del lavoro. 

In più di 70 anni di storia del Circus infatti si è passati da soste che duravano più di un minuto ad un numero quasi magico 1 secondo e 82 centesimi, che in realtà però rappresenta solo l’ennesimo record in attesa di essere infranto. 

1 secondo e 82 centesimi box 

Pit Stop di Max Verstappen, nel GP di Interlagos (Brasile), Team Red Bull 

Record attuale del Pit Stop più breve della Storia della Formula 1 

L’evoluzione che ha portato ad abbattere così pesantemente i tempi delle soste ai box è dettata da tre fattori: 

  • il numero degli addetti impiegati durante il Pit Stop
  • i contenuti della sosta al box 
  • l’evoluzione tecnologica 

Come ottimizzare il tempo

In passato infatti il numero dei meccanici impiegati era decisamente inferiore ad oggi, addirittura i piloti – Juan Manuel Fangio per citarne uno – al fine di guadagnare tempo prezioso scendevano dalle vetture per supportare le diverse mansioni, dal cambio gomme al rifornimento di carburante, mentre oggi il principale compito del pilota è quello di posizionarsi in modo corretto nell’area di sosta affinché nessun meccanico debba cambiare la propria posizione nello schema di intervento alla monoposto. 

Inoltre se i meccanici un tempo si contavano sulle dita di una mano, oggi vengono coinvolti più di 20 professionisti altamente qualificati e preparati grazie ad un apposito programma di training continuo sia fisico che tecnico, per renderli sempre pronti per quel momento in cui vengono chiamati ad entrare in azione, ognuno di essi consapevole di avere un proprio ruolo attraverso il quale contribuire alla buona riuscita della competizione. 

I contenuti della sosta ai box invece hanno subito un’evoluzione particolare, influenzata dal prerequisito della sicurezza, che ha visto nel corso degli anni abbandonare e poi recuperare il rifornimento di carburante, che insieme al cambio gomme sono le due principali fasi del classico Pit Stop. 

Ottimizzare i tempi di lavoro

L’evoluzione tecnologica inoltre è ciò che più contraddistingue questa disciplina caratterizzata dalla caccia al millesimo nel miglioramento della performance, che va dal perfezionamento continuo dell’hardware allo sviluppo di software sempre più precisi e performanti nell’analisi dei dati. 

Ma se c’è una componente capace di abbracciare trasversalmente questi tre punti chiave è sicuramente l’organizzazione

I team di Formula 1 si esercitano migliaia e migliaia di volte cercando di raggiungere il capolavoro del Pit Stop perfetto, status quest’ultimo che rimane tale fino a quando non ne subentra uno migliore. 

E per far sì che questi continui test portino al raggiungimento di un risultato concreto, capace di cambiare l’esito di un Gran Premio e di influenzare il Campionato Mondiale, nulla deve essere lasciato al caso. 

È infatti fondamentale ricordare ed organizzare tutta una serie di informazioni, arrivando a creare flussi di lavoro organizzati in grado di restituire sempre un’informazione chiara e precisa su chi ha svolto ed affrontato un passaggio specifico, che può rivelarsi fondamentale per tutta la catena del flusso operativo. 

I nostri tifosi ci chiedono vittorie e noi lavoriamo per dargliele 

Enzo Ferrari, detto “Il Drake”, Fondatore della Ferrari S.p.A. 

La possibilità di avere a disposizione uno stato di avanzamento lavori costantemente aggiornato ed ottimizzato è un punto di partenza imprescindibile per cercare di andare oltre innescando quel passo in avanti che può fare la differenza anche quando si tratta di recuperare una manciata di millesimi. 

Il software attraverso l’analisi di grandi quantitativi di dati è quindi in grado di offrire all’utente una visione chiara ed immediatamente comprensibile di ciò che sta accadendo in pista o sulle nostre scrivanie. 

Spostando il quadro su un un livello più generale possiamo dire che la digitalizzazione è il fulcro che guida l’avanzamento tecnologico e l’affinamento dei processi per condurci verso un traguardo sempre migliore. 


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