L’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano ha dichiarato che la spesa in tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) è cresciuta del 7,9% dal 2017 al 2018. Un ulteriore sviluppo è previsto per l’anno in corso, il 2019.

Per commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati, la digitalizzazione in corso sta aprendo nuove sfide.

Per fare degli Studi professionali attori attivi nel mondo dell’economia digitale bisogna sviluppare pensiero innovativo, affinare la collaborazione e favorire il processo di trasformazione digitale.

Pensiero innovativo

Il cambiamento può diventare un’occasione di maggiore efficienza per lo Studio professionale. Gli strumenti digitali permettono allo studio di raggiungere nuovi traguardi, accrescere la soddisfazione del cliente e aumentare il quantitativo di pratiche evase. La sfida in corso è quella di diventare attori attivi nell’economia digitale e non svolgere la professione subendo, passivamente, le conseguenze della digitalizzazione. Per farlo serve che il professionista pensi in modo innovativo.

Collaborazione

La tecnologia, a prima vista, crea maggiore distanza fra le persone, dato che consente di evitare il contatto diretto. In realtà, per essere sfruttata appieno, richiede innanzitutto collaborazione. Pensiamo agli strumenti digitali di fatturazione elettronica e a i software di conservazione digitale: è necessario un grande sforzo collaborativo all’interno dello Studio e una frequente condivisione con il cliente delle informazioni. La sfida è adattare l’organizzazione dello Studio, prevedendo l’utilizzo della tecnologia, e creare un nuovo rapporto di cooperazione e fiducia tra professionista e cliente.

Digitalizzazione

Stando ai dati relativi alla spesa ICT dei professionisti nel 2018, la diffusione nella maggior parte degli Studi di strumenti e procedure digitali è ancora scarsa. Lo studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano evidenzia come gli studi professionali stiano affrontando l’era digitale con inadeguate competenze nell’utilizzo degli strumenti informatici a loro disposizione. Questo dimostra che, seppur in crescita, l’alfabetizzazione digitale è un processo ancora molto lento.

La sfida è riuscire a velocizzare il processo nei nostri Studi. Cosa possiamo fare?
Dotarci dei migliori strumenti digitali sicuramente è il primo passo, ma è necessario anche formarsi adeguatamente e fornire le opportune competenze ai collaboratori di studio.

La spinta alla digitalizzazione negli studi professionali

La spesa in tecnologie dell’informazione e della comunicazione negli studi professionali, come abbiamo visto, è aumentata nel 2018 rispetto all’anno precedente. Quali tecnologie la hanno sollecitata? Per il 97%, questa spesa è stata “trainata” dai software di firma digitale. Ma non solo. Secondo la ricerca dell’Osservatorio le attività che hanno portato il digitale negli Studi sono:

  1. la firma digitale (97%)
  2. la fatturazione elettronica (82%)
  3. l’archivio digitale dei documenti (47%)
  4. la conservazione digitale (45%)
  5. VPN – reti virtuali private (44%)
  6. videochiamate (42%)

Da questi dati si nota come il processo di digitalizzazione della professione sia stato spronato soprattutto dalle previsioni normative e dalle procedure di comunicazione con la pubblica amministrazione.

Infatti, la fatturazione elettronica è solo l’ultimo fra gli obblighi di legge che ci hanno spinto a diventare attori digitali. Pensiamo a come, già da tempo, si presentano le pratiche in Camera di Commercio e Registro Imprese: in realtà la digitalizzazione dello Studio è iniziata molto prima del 2019. Gestendo gli adempimenti e le procedure obbligatorie attraverso questi strumenti digitali abbiamo già iniziato la digitalizzazione della professione.

Saranno ancora questi strumenti, nel 2019 e negli anni a venire, ad accelerare il passaggio dalla cultura cartacea a quella digitale e a guidare l’evoluzione della professione.

A cura di Viviana Esposito, dottore commercialista


 

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