Il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, pubblicato lo scorso febbraio sulla Gazzetta Ufficiale, ha riformato drasticamente la Legge Fallimentare del 1942, costituendo un rinnovato e unico corpo legislativo sull’insolvenza e sull’organizzazione aziendale. Nonostante entrerà in vigore nella sua interezza soltanto il 15 agosto 2020, alcuni articoli sono già attivi dal 16 marzo 2019.

Tra le novità del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza spicca l’importanza attribuita al monitoraggio delle attività aziendali, nell’ottica di preservare la continuità societaria e migliorarne l’efficienza, tramite l’introduzione di indicatori e sistemi di allerta che possano diagnosticare tempestivamente un eventuale stato di difficoltà. L’obbligo di dotarsi di tali procedure coinvolge tutte le aziende, siano queste di grandi, medie o piccole dimensioni.

Le PMI e il nuovo Codice della crisi d’impresa: come adeguarsi?

In molti casi le PMI non hanno le competenze e gli strumenti necessari per osservare alla lettera i nuovi adempimenti e i sistemi di allerta interna. Bisogna tener presente, infatti, che il tessuto imprenditoriale italiano è costituito per lo più da imprese a conduzione familiare, dove il titolare detiene non solo i poteri direzionali ma anche quelli di controllo. Proprio in questo contesto si delineano nuove opportunità per la professione di commercialisti e revisori legali.

Con la nuova normativa si estende, inevitabilmente, il numero di aziende che hanno necessità di consulenza e sostegno nello svolgimento delle attività di controllo, compresa la revisione contabile per procedure di crisi aziendali, e al contempo aumentano i servizi che possono essere offerti dai professionisti.

Pertanto, è importante che i commercialisti arrivino adeguatamente preparati all’entrata in vigore del Codice, per poter eseguire in modo competente ed efficace i nuovi ruoli che sono chiamati a svolgere, non solo come consulenti ma anche come curatori e soprattutto sindaci e revisori legali demandati al controllo e al monitoraggio delle imprese.

Commercialisti, sindaci e revisori: i protagonisti della nuova procedura di allerta

Il nuovo Codice attribuisce ai commercialisti, in più scenari, un ruolo importante e strategico per prevenire o concludere la crisi di impresa.

Nel dettaglio:

    • i professionisti dotati di strumenti adeguati possono assumere da subito la veste di consulenti aziendali nella fase di preventiva rilevazione della crisi, visto che il sistema di allerta è obbligatorio da marzo 2019;
    • sono stati rafforzati i ruoli di controllo e le responsabilità dei professionisti nelle funzioni di sindaci e revisori. La platea delle aziende soggette a revisione si è sensibilmente allargata, in quanto la riforma ha modificato i limiti previsti per le S.r.l. riguardanti la nomina del collegio sindacale, o del sindaco unico o del revisore legale; basta ora il superamento di uno solo dei seguenti limiti per far scattare l’obbligo dell’istituzione dell’organo di controllo: 2 milioni di attivo, 2 milioni di ricavi, 10 dipendenti;
    • al Consiglio Nazionale dei Commercialisti è demandata l’elaborazione degli indicatori che hanno la funzione di rilevare lo stato di crisi ai fini delle segnalazioni all’OCRI;
    • è stata inserita la figura del professionista nel nuovo Albo Unico dei Curatori Fallimentari, cioè di coloro che possono gestire le procedure concorsuali.

Cosa può offrire il commercialista alle aziende?

Grazie alle proprie competenze e agli appositi strumenti digitali di allerta anti crisi, il professionista può supportare le aziende nell’istituzione dell’assetto organizzativo idoneo alla rilevazione dei sintomi della crisi – come esplicitamente richiesto dalla L. 155/2017, nell’ottica di un migliore monitoraggio dei rischi d’impresa -, guidando le scelte economico-finanziarie per proteggerla da rischi.

In particolare, il consulente d’azienda può affiancare l’imprenditore e l’organo di amministrazione offrendo strumenti utili per porre in essere le azioni che rilevino tempestivamente i sintomi della crisi, gestendoli prima che sfocino in liquidazione giudiziale (ex fallimento). Al contempo, nel caso in cui si dovesse sfociare nella liquidazione giudiziale, l’aver posto in essere le azioni di allerta preventiva consentirebbe all’azienda di ottenere premialità durante la procedura concorsuale. Pertanto, è estremamente importante che i professionisti inizino immediatamente a seguire le aziende clienti nell’introduzione dei nuovi strumenti e nella formazione circa i contenuti, gli obblighi e le procedure prescritti dalla normativa.

In tema di organi di controllo e vigilanza, le figure del revisore legale e del sindaco – avendo queste l’obbligo di monitorare il presupposto della continuità aziendale, di diagnosticare il rischio d’insolvenza e attivarsi tempestivamente nella procedura di allerta -, possono iniziare fin da subito a svolgere procedure ad hoc per consentire:

  • l’insediamento di un sistema di monitoraggio e allerta interno all’azienda;
  • l’analisi dei rischi finanziari (rischio di insolvenza);
  • la pianificazione del budget di cassa dell’azienda, circa il fabbisogno finanziario e l’esposizione debitoria;
  • la verifica della reputazione creditizia dell’impresa;
  • la progettazione di piani di risanamento e di ristrutturazione.
Conclusioni

Tutto ciò si traduce per i professionisti in nuove possibilità di incarichi rilevanti e remunerativi, considerato l’elevato grado di responsabilità da assumere e il crescente impegno da dedicare all’attività.

Comprendere le opportunità offerte dalla riforma, iniziare a informarsi e formarsi attivamente per lo svolgimento dei nuovi incarichi e, soprattutto, consigliare i propri clienti anticipando i tempi: tutto questo può offrire al commercialista un vantaggio notevole nei confronti dei competitor e permettere di soddisfare le molteplici richieste di servizi in tema che già si stanno configurando.

A cura di Elvira Scarnati, dottore commercialista


 

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