Negli ultimi anni, c’è stata un’indiscutibile stretta creditizia da parte delle banche, le quali storicamente hanno rivestito un ruolo da protagoniste nello sviluppo di piccole, medie e grandi imprese italiane. Questo cambiamento di marcia degli istituti di credito ha, in molti casi, compromesso la crescita delle imprese, portando tante volte all’inasprimento di difficoltà preesistenti, fino a vere e proprie crisi.

D’altra parte, soprattutto in risposta a questa situazione, sono stati via via forniti strumenti alternativi di finanziamento per sostenere in modo nuovo lo sviluppo imprenditoriale in Italia. Si parla, per esempio, di peer-to-peer lending, di equity crowdfunding e di quotazione AIM (acronimo che indica l’Alternative Investment Market, compromesso tra le imprese private e le aziende quotate in borsa gestito da Bosa Italiana Spa).

In questo nuovo panorama, tra le difficoltà nell’accedere al credito bancario e le nuove forme di finanziamento, le imprese che vogliono crescere si trovano spesso in una situazione di impasse, scontrandosi con un mondo labirintico, fatto di rating troppo bassi e di processi burocratici tutt’altro che intuitivi e snelli.

Da qui, il nuovo ruolo che è chiamato ad assumere il consulente commercialista – rafforzato anche a seguito dell’entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi (D.lgs. n. 14 del 2019) – il quale in certi casi è chiamato a diventare advisor finanziario delle imprese, sia per aiutarle ad accedere a nuova finanza bancaria o mantenere linee credito a condizioni sostenibili, sia per guidarle tra le forme di finanziamento alternative.

Il commercialista come Advisor finanziario delle imprese

A definire più precisamente questo nuovo ruolo del commercialista – soprattutto rispetto alle esigenze delle Pmi – è il rapporto Rating advisory e pianificazione finanziaria alla luce dell’evoluzione del quadro regolamentare: il nuovo rapporto banca-impresa e il ruolo del commercialista, realizzato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, in collaborazione con la Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

La figura del rating advisor viene tratteggiata come quella di un esperto di finanza aziendale, con skills specifiche nel campo della pianificazione economica, nella comunicazione finanziaria e nel monitoraggio periodico.

Oltre alle competenze, al professionista servono gli strumenti giusti, a partire dai tools per l’ottimizzazione finanziaria e per il miglioramento del rapporto tra impresa e banca. Si tratta dunque in primo luogo di appositi software per commercialisti utilizzabili in cloud che permettono il calcolo autonomo del rating creditizio, di individuare gli accorgimenti per migliorare il rapporto con gli istituti di credito, di istituire un sistema d’allerta interno alla azienda, per prevenire l’insorgenza della crisi d’impresa e scongiurare quindi la perdita della continuità aziendale.

Migliorare il Rating per accedere al credito

Il commercialista advisor finanziario deve quindi avere tutti gli strumenti necessari per guidare al meglio le imprese tra i nuovi strumenti di finanziamento e i “classici” istituti di credito. Va peraltro ricordato che questi ultimi, a partire da Basilea 3, esigono grandi garanzie su liquidità e capitale: il risultato è la concessione di credito alle sole imprese con un rating sufficiente, nonché con tutti i giustificativi del caso. Al consulente è quindi demandato anche il compito di aiutare le imprese a rivedere il proprio assetto, puntando tra le altre cose a ottimizzare il proprio rating, per accedere più facilmente al credito bancario o a strumenti alternativi di finanziamento.


 

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