L’importanza strategica del budget di cassa come strumento di monitoraggio, prevenzione, pianificazione e comunicazione finanziaria in tempo di crisi.

La definizione di crisi quale “stato di squilibrio economico-finanziario che rende probabile l’insolvenza del debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate” contenuta nell’art. 2 del Codice della Crisi di impresa e dell’insolvenza, emanato nel primi mesi del 2019, aveva contribuito ad innalzare l’attenzione delle PMI sull’adeguatezza dei flussi di cassa prospettici e di conseguenza sull’importanza della gestione della tesoreria anche nelle PMI.

La rilevanza e la centralità della dimensione prospettica e predittiva dell’informativa da produrre a fondamento di una migliore gestione di impresa, soprattutto nella propria declinazione finanziaria con peculiare attenzione ai cash flow, veniva rilevata da più parti fin dall’emanazione della norma.   

Nel marzo 2019, Domenico Passannanti, nel corso di un evento organizzato a Milano da EY, esponeva a CFO e imprenditori le novità del cambiamento culturale introdotto con l’inserimento nel Codice del concetto di “crisi” ponendo l’accento sul fatto che “anche le PMI dovranno predisporre e monitorare sistematicamente business plan che, a partire da congrui e dettagliati presupposti industriali e commerciali, dovranno includere puntuali piani di cassa, che diano evidenza dei flussi di cassa prospettici”[1].

Crisi di liquidità e nuove sfide gestionali: l’importanza del budget di cassa

Nei primi mesi del 2020, per effetto dell’improvvisa chiusura di molte attività economiche con conseguente crollo dei fatturati, le imprese hanno sperimentato significative difficoltà sotto il profilo della liquidità. Gli interventi governativi a sostegno del fabbisogno finanziario di emergenza del sistema produttivo hanno attenuato solo in parte il problema e per questo molte imprese sono state costrette a programmare/riprogrammare tempestivamente e adeguatamente i propri cash flow per garantire la continuità aziendale.

L’UGDCEC di Firenze in un elaborato dal titolo “Il Covid-19 e le nuove sfide gestionali” descriveva la situazione di emergenza in cui si sono trovate le imprese e le azioni immediate da porre in atto nel modo seguente: “in questo periodo le imprese si trovano a dover gestire una tensione finanziaria senza precedenti, mai come adesso diventa indispensabile l’utilizzo del budget di cassa, in primo luogo per verificare l’effettiva liquidità disponibile e il necessario fabbisogno finanziario e poi (solo in secondo luogo) per capire quale strumento finanziario è più idoneo a riequilibrare il sistema aziendale”[2].

Il contesto di emergenza ha quindi reso il budget di cassa da strumento opportuno a essenziale per la sopravvivenza di molte PMI.

Monitoraggio e pianificazione del cash flow

Operativamente la gestione dei flussi di cassa consente di indagare in via preventiva l’esistenza di un eventuale fabbisogno di liquidità quantificandone l’importo. Analisi che si rivela di fondamentale importanza soprattutto per affrontare contesti turbolenti caratterizzati da un’elevata incertezza quale quello da crisi pandemica. Tipicamente infatti, in presenza di una brusca contrazione dei ricavi non è altrettanto possibile agire rapidamente e nella stessa misura sui costi, con la conseguenza che è molto probabile che si creino degli squilibri finanziari nel breve termine. Il contesto di emergenza richiede alle imprese di identificare prontamente l’insorgenza di possibili squilibri per individuare e reperire nel più breve tempo possibile le fonti disponibili per la loro copertura.

Il monitoraggio proattivo dei cash flow è dunque di cruciale importanza nel consentire la ripresa e/o la continuità operativa dell’attività.

Un corretto e continuativo monitoraggio dei cash flow lo si ritrova anche nella modifica apportata dal Codice della Crisi all’art. 2086 c.c., comma 2 “L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.

Gli strumenti di previsione della crisi e i risvolti operativi

Sul tema del legame tra adeguato assetto e necessità di una programmazione della tesoreria è interessante osservare le considerazioni contenute nella guida al Codice della crisi e dell’insolvenza redatta nel novembre 2019 dalla Camera di Commercio di Bari. Nello specifico il documento fornisce l’interpretazione seguente: “Le norme già entrate in vigore, sugli adeguati assetti organizzativi, mutano sostanzialmente già oggi il contesto in cui operano le aziende. La vigenza immediata di una disposizione di legge che prevede l’obbligatorietà per l’impresa di dotarsi di strumenti di previsione della crisi di impresa e della perdita della continuità aziendale va declinata in aspetti concreti, il primo dei quali, ad esempio, è la necessità di implementare una idonea procedura per la tesoreria aziendale”[3].

Il documento prosegue inoltre: “Il nesso eziologico tra mancata adozione degli assetti e responsabilità per danno è da ricondursi spesso all’assenza di un sistema previsionale di tesoreria che consenta agli amministratori, a fronte di indicazioni prospettiche di carenza di flussi finanziari, di attivarsi tempestivamente con rimedi atti ad affrontare e risolvere la crisi di impresa. Ciò può avvenire non solo in situazioni di perdita del capitale (con la necessità di ricostituirlo o di andare in liquidazione), ma in circostanze che ne sono prodromiche, quando ad esempio assumono dimensioni rilevanti gli omessi versamenti fiscali e contributivi, gli scaduti fornitori o bancari. Si tratta di circostanze, queste, tutte monitorabili in chiave preventiva tramite la tesoreria”.

Il documento giunge a concludere che “La mancanza di un sistema di monitoraggio dei flussi di cassa (e dunque l’assenza di adeguati assetti organizzativi) sarà da oggi un elemento da valutare tra le cause della crisi anche in sede di azioni di responsabilità per gli amministratori e gli organi di controllo”.

Un altro aspetto da tenere in debita considerazione per esimere imprenditori e/o organi di controllo da eventuali responsabilità è insito nel nuovo concetto di allerta normato nel Codice. Anche in questo caso, il budget di cassa assume una valenza positiva nella verifica della presenza o meno dello stato di crisi, come riportato nel documento “Crisi d’impresa – Gli indici dell’allerta” redatto dal CNDCEC, che contiene la seguente indicazione: “in generale la presentazione di un adeguato prospetto di tesoreria che dimostra la sostenibilità dei debiti nei successivi sei mesi può costituire prova dell’assenza di uno stato di crisi rilevante ai fini dell’allerta”[4].

Budget di cassa: obbligo o opportunità?

A prescindere da quello che pare essere dunque un “obbligo” normativo per esimere amministratori e organi di controllo da responsabilità, e una necessità impellente di gestione dei cash flow nell’apice dell’emergenza pandemica, è importante evidenziare che l’imprenditore dovrebbe, sempre e comunque, porre in atto uno stretto monitoraggio della liquidità per migliorare la gestione finanziaria d’impresa e per elaborare un’adeguata reportistica da consegnare agli stakeholder.

L’impiego del budget di cassa in azienda andrebbe visto come un’opportunità dagli imprenditori più che un obbligo a cui conformarsi.

Inoltre, lo strumento “dovrebbe servire al commercialista che vuole ben supportare la propria azienda cliente nella sana gestione e nelle corrette scelte finanziarie.

Questo strumento in definitiva consente di:

  • analizzare i flussi finanziari, da un punto di vista quali-qualitativo, valutandone entità e provenienza;
  • ottimizzare la manovra di tesoreria, gestendo le risorse monetarie sia a breve termine, sia a medio-lungo termine;
  • allocare le eccedenze o per coprire i fabbisogni, massimizzando i rendimenti degli impieghi e minimizzando il costo della raccolta in base ai profili di rischio adottati;
  • verificare l’eventuale capienza degli affidamenti secondo tipologia e durata” [5].

Il budget di cassa, correttamente redatto e utilizzato nella gestione, è quindi uno strumento di indubbia utilità per prevenire o risolvere squilibri finanziari e un potente mezzo di comunicazione finanziaria per migliorare fiducia e reputazione nei confronti degli istituti di credito e degli altri stakeholder.

A cura di Giuliano Soldi

Dottore Commercialista e Revisore Legale
Faculty CRIF Academy
Componente della Commissione Finanza e Controllo di Gestione e della Commissione Banche, Intermediari Finanziari e Assicurazioni ODCEC di Milano

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[1] D. Passannanti – Partner EY, Financial Accounting Advisory Services, Le novità della legge sulla crisi d’impresa, incontro a Milano, 25 marzo 2020
[2] G. Ceccherini, A. Schipani, R. Fiorenza, M. Bartolozzi, Il Covid-19 e le nuove sfide gestionali, UGDCEC di Firenze, 12 maggio 2020
[3] Guida al codice della crisi d’impresa, Camera di Commercio di Bari, novembre 2019 – https://www.ba.camcom.it/info/nuovo-codice-della-crisi-di-impresa-una-guida-pratica-della-camera-di-commercio-di-bari
[4] Crisi d’impresa –  Gli indici dell’allerta, CNDCEC, 20 ottobre 2019
[5] R. Coda e altri, La gestione e il controllo della tesoreria e dei rischi finanziari nelle PMI, Quaderno 72, ODCEC Milano, giugno 2017, pag. 113 – https://www.odcec.mi.it/Ordine/Iscritti/Commissioni_consultive/Commissioni_dell_Ordine/Commissione_Finaza_Controllo_Gestione/quaderno-72