Radici lontane

Da qualche mese non c’è articolo di quotidiano, servizio di telegiornale o dibattito di attualità che non abbia toccato il tema dell’Intelligenza Artificiale.

L’argomento viene trattato come un salto quantico dell’innovazione tecnologica, ma l’Intelligenza Artificiale ha radici lontane. La promessa della AI (Artificial Intelligence) di rivoluzionare ogni aspetto del lavoro e della vita quotidiana ha già prodotto in passato l’onda di entusiasmo che stiamo attraversando oggi.

L’AI diventa popolare

A far ruotare ogni riflettore in direzione dell’Intelligenza Artificiale, negli ultimi mesi è stata la chiacchieratissima ChatGPT di OpenAI. Fenomeno esploso a livello popolare tra fine 2022 e inizio 2023 che grazie a un accesso gratuito e a prestazioni obiettivamente nel complesso sorprendenti, ha fatto registrare milioni di utenti in brevissimo tempo. Eppure oggi tutto sommato, dopo spauracchi di licenziamenti di massa e sogni mirabolanti di rivoluzioni immaginifiche, chi ne ha tratto reale vantaggio o svantaggio sono ben pochi.

A cosa serve l’intelligenza artificiale?

ChatGPT e i suoi simili (es: Bing di Microsoft e Bard di Google) sono sistemi chat in grado di rispondere in modo automatico a qualsiasi domanda. Questa caratteristica cambia il paradigma dell’interazione con il Web. Eravamo abituati a cercare nei motori di ricerca: ora possiamo chiedere direttamente un’informazione di qualsiasi genere (un calcolo, una ricetta, la produzione di una lettera, la generazione di codice in qualsiasi linguaggio di programmazione, la generazione di un articolo, fino anche alla generazione di nuove immagini), ottenendo una risposta diretta, mediamente attendibile.

Come funzionano le AI come ChatGPT?

In breve, questi sistemi si basano su algoritmi matematici probabilistici molto avanzati. Attingendo a fonti dati scritte pressoché illimitate e sfruttando le potenze di calcolo offerte dai nuovi computer sempre più potenti, permettono di leggere un testo, trattarlo come una richiesta e generare testi di senso compiuto anche molto complessi. Con tecniche analoghe si generano o modificano anche materiali audiovisivi.

Ma, io professionista cosa me ne faccio?

Qui viene il bello. È proprio così, ora che magari avete provato a interagire con questi strumenti vi starete chiedendo cosa farci realmente. E qui si apre il confronto. Dopo un po’, i non addetti ai lavori possono pensare che in effetti l’Intelligenza Artificiale non cambi loro la vita. La soluzione ai problemi quotidiani di lavoro, specialmente in ambito professionale, non è certo ChatGPT, e a comprenderlo si fa presto.

Quindi non siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione? Sì, lo siamo. Strada facendo ce ne accorgeremo sempre meglio e, soprattutto, ci abitueremo a pensare in modo naturale a soluzioni che contemplino le funzionalità proprie della AI.

Del resto, l’Intelligenza Artificiale è già molto presente nella nostra vita. I telefoni ci ascoltano (ve ne sarete già accorti), come del resto gli assistenti vocali. I colossi della distribuzione devono la loro crescita esponenziale a raffinati algoritmi di Intelligenza Artificiale che analizzano i dati e prevedono le intenzioni di acquisto dei consumatori. L’Agenzia delle Entrate dichiara di aver recuperato milioni di evasione fiscale grazie all’introduzione di sistemi di Intelligenza Artificiale.

Come impatterà l’intelligenza artificiale sul mondo delle professioni?

Con i necessari distinguo tra diverse tipologie di professionista, la risposta credo sia da ricercare nella specializzazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale; sistemi in grado di soddisfare al meglio bisogni molto precisi. I migliori gestionali per gli studi professionali hanno già implementato in varie forme queste tecnologie con il preciso scopo di ridurre drasticamente l’impiego del tempo necessario a eseguire operazioni di routine.

Ad esempio, la ricerca di informazioni di supporto o assistenza, la riconciliazione dei movimenti finanziari, l’automazione di processi di comunicazione… sono tutte procedure che richiedevano fino a ieri l’impiego di tempi significativi, mentre oggi risultano molto più semplici e precise.

Algoritmi e sistemi predittivi aiuteranno gli studi professionali nell’elaborazione dei dati e costituiranno un potente aiuto nei processi decisionali, ma il ruolo dei professionisti rimane, o meglio ancora ritorna, centrale. Grazie a queste innovazioni, commercialisti e consulenti del lavoro potranno infatti recuperare molte energie da indirizzare al rapporto con il cliente.

Sì, perché se c’è un nobile scopo da perseguire, è proprio quello di usare la tecnologia non per allontanarsi ancora di più ma, al contrario, per tornare a guardare negli occhi gli imprenditori ed essere più vicini alle loro esigenze.


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