Stando alla ricerca Global Talent Trends 2022 (Mercer), il 96% dei dipendenti si aspetta che il proprio datore di lavoro punti concretamente alla sostenibilità, ponendo sullo stesso piano delle performance finanziarie le dimensioni ESG.

Guardando alle PMI si scopre, come rivelato dal Forum finanza sostenibile in collaborazione con Doxa nel 2021, che il 17% delle realtà ha già inserito la sostenibilità nella strategia complessiva aziendale, mentre il 55% ha in programma di farlo. Non va peraltro trascurato il fatto che proprio la sostenibilità, anche per le PMI, rappresenta un’importante leva competitiva sul mercato, e lo sarà sempre di più.

Ma come si traduce tutto questo verso l’esterno? In che modo le imprese mostrano al mondo esterno il proprio impegno nei confronti della sostenibilità? Esistono diversi documenti possibili per la rendicontazione.

Si parla del Bilancio di sostenibilità, della Dichiarazione non finanziaria, del Bilancio sociale o del report di sostenibilità. In realtà, però, le cose stanno cambiando, con recenti normative che stanno orientando le imprese verso degli strumenti ben precisi: è infatti stato deciso l’obbligo del Bilancio di sostenibilità, che per molte realtà scatterà a breve.

Quando scatta l’obbligo del Bilancio ESG

Attualmente l’obbligo esiste unicamente nel caso della Dichiarazione non Finanziaria, la DNF, una forma di rendicontazione di sostenibilità che prevede di riportare la descrizione delle politiche attuate, l’identificazione dei rischi ambientali e degli indicatori di prestazione considerati.

Attualmente la DNF risulta obbligatoria per gli enti di interesse pubblico, quali per esempio assicurazioni e banche, di qualsiasi dimensione; nonché per le aziende quotate, con almeno 500 dipendenti (e con ricavi netti superiori ai 40 milioni euro, o con attivo di stato patrimoniale sopra ai 20 milioni euro).

Per ora non esistono quindi obblighi per le PMI, anche se lo scenario sta cambiando: sono infatti state fissate le date per l’obbligo di redazione del Bilancio ESG.

Questo sarà obbligatorio per tutte le aziende con più di 250 dipendenti, un bilancio superiore ai 43 milioni di euro e un fatturato sopra ai 50 milioni di euro a partire dal 2024, in relazione ai dati del 2023.

L’obbligo del Bilancio di sostenibilità scatterà nel 2024 anche per le aziende quotate, eccezion fatta per le imprese con meno di 10 dipendenti e fatturato inferiore ai 2 milioni di euro. Per quanto riguarda invece le piccole e medie imprese, l’entrata in vigore dell’obbligo è prevista per il 1° gennaio 2026.

Il ruolo del commercialista nei confronti delle imprese

Al di là del supporto operativo nella realizzazione del Bilancio di sostenibilità, sia esso frutto di un’azione volontaria o una risposta all’obbligo laddove presente, il commercialista è chiamato in questo frangente a fare cultura della sostenibilità, in particolar modo verso tutte quelle PMI (indicate talvolta come ESG non oriented) che finora hanno fatto poco o nulla in tal senso.

Si tratta certamente di un argomento tutt’altro che facile da affrontare, soprattutto nel momento in cui si guarda alla transizione verso la sostenibilità come a una questione almeno in parte etica. Ma sta al commercialista spiegare come mettere al centro i fattori ESG possa tradursi in importanti vantaggi sul medio-lungo periodo, e come attraverso un percorso programmato e graduale sia possibile mettere in campo un investimento sicuro e remunerativo.


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