Negli ultimi tempi il tema della parità di genere sta assumendo, nei luoghi di lavoro, un ruolo sempre più preponderante. 

L’ottenimento di questa certificazione consente, al datore di lavoro, di ottenere importanti vantaggi. 

I consulenti del lavoro saranno quindi attori protagonisti in quanto dovranno assistere le aziende nell’ottenimento della suddetta certificazione, compilando e inviando i documenti per l’ottenimento della stessa. 

Cos’è la certificazione della parità di genere? 

La certificazione della parità di genere è stata istituita a decorrere dal 1° gennaio 2022. 

Certifica le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro volte a ridurre il divario uomo donna in relazione: 

  • alle opportunità di crescita in azienda; 
  • alla parità salariale a parità di mansioni; 
  • alle politiche di gestione delle differenze di genere; 
  • alla tutela della maternità. 

Ottenere la certificazione è molto importante perché implica l’applicazione di determinati benefici: 

  • per le aziende private che sono in possesso della certificazione, possono essere riconosciuti esoneri contributivi. Per esempio, chi ha ottenuto la certificazione entro il 31/12/2022 ed ha presentato la prescritta istanza ha maturato il diritto di un esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. L’esonero è determinato in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda, riparametrato e applicato su base mensile.
     
  • per la concessione degli aiuti di Stato: infatti, alle aziende private che alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento risultano essere in possesso della certificazione della parità di genere, è riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti. 
  • per l’aggiudicazione degli appalti. In particolare, le amministrazioni aggiudicatrici indicano nei bandi di gara, negli avvisi o negli inviti relativi a procedure per l’acquisizione di servizi, forniture, lavori e opere i criteri premiali che intendono applicare alla valutazione dell’offerta in relazione al possesso da parte delle aziende private, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, della certificazione della parità di genere. Tale disposizione è stata confermata anche dal nuovo Codice degli appalti pubblici, approvato con il D.lgs. 36/2023, che sarà efficace dal prossimo 1° luglio 2023. 

Contratti riservati 

Si specifica, altresì che, l’art. 61 del nuovo Decreto Appalti recante contratti riservati, gli appaltatori diversi da quelli già destinatari di obbligo legati alla parità di genere che occupano un numero pari o superiore a quindici dipendenti, entro sei mesi dalla conclusione del contratto, sono tenuti a consegnare alla stazione appaltante una relazione di genere sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni e in relazione allo stato di assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica, di altri fenomeni di mobilità, dell’intervento della Cassa integrazione guadagni, dei licenziamenti, dei prepensionamenti e pensionamenti, della retribuzione effettivamente corrisposta.

La relazione di cui al primo periodo è tramessa alle rappresentanze sindacali aziendali e alla consigliera e al consigliere regionale di parità. 

Quali sono i parametri per ottenere la certificazione? 

Il Decreto del Ministero delle pari opportunità del 29 aprile 2022 ha individuato 6 aree di indicatori relativi alle differenti variabili che possono contraddistinguere un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere quali:  

  • cultura e strategia; 
  • governance; 
  • processi HR,  
  • opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda (5.5),  
  • equità remunerativa per genere 
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. 

Chi rilascia la certificazione per la parità di genere? 

La certificazione viene rilasciata dagli organismi deputati alla valutazione della conformità, accreditati ai sensi del Regolamento (CE) n. 765/2008, e deve rispettare i parametri di cui alla norma UNI CEI ISO/IEC 17021-1 specificamente per la UNI/PdR 125:2022. 

Come si mantiene nel tempo la certificazione? 

La verifica dei requisiti necessari al mantenimento, nel tempo, della parità di genere spetta alle rappresentanze sindacali aziendali e al consigliere delle pari opportunità. 

Il sopra citato controllo deve essere effettuato prendendo in considerazione l’informativa aziendale sulla parità di genere rilasciata annualmente dal datore di lavoro e i dati risultanti dal Rapporto biennale sulla situazione maschile e femminile per le aziende con almeno 50 dipendenti tenute a presentarlo.  

Qualora venissero rilevate delle anomalie, le stesse dovranno essere segnalate all’organismo di valutazione della conformità che ha rilasciato la certificazione. 

L’impresa avrà tempo 120 giorni per rimuovere le anomalie riscontrate. 

Nuovi congedi parentali e certificazione: quale legame? 

Nell’estate del 2022 sono state riviste le disposizioni che regolano i congedi per la genitorialità. 

Tali nuove norme prevedono, in particolare, che l’eventuale rifiuto, opposizione o l’ostacolo all’esercizio dei diritti dei genitori, se rilevati nei due anni precedenti alla richiesta della certificazione della parità di genere, impediscono al datore di lavoro il conseguimento della stessa. 

Diventa, quindi, fondamentale rispettare le nuove disposizioni in termini di tutela della genitorialità, in quanto, se le stesse non venissero rispettate, sarebbe impossibile, per le aziende, ottenere la certificazione in commento. Conseguentemente non sarà possibile accedere alle misure premiali previste in caso di ottenimento della certificazione. 

Per i consulenti del lavoro diventa quindi fondamentale aggiornarsi continuamente sulle nuove normative e sugli incentivi per supportare, tempestivamente, le aziende nelle loro scelte strategiche aziendali, il tutto in un contesto lavorativo sempre più digitalizzato e in continua evoluzione. 


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