Nelle scorse settimane abbiamo assistito ad un’interessante novità che riguarda da vicino l’attività dei Consulenti del Lavoro: la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea che ha reso obbligatorio per i datori di lavoro di tutti gli Stati membri la misurazione e registrazione dell’orario (e degli straordinari) dei dipendenti, in modo “oggettivo, affidabile e accessibile“.

La sentenza della Corte di Giustizia europea sugli orari di lavoro

Chiariamo subito: più che di una novità in senso lato, si tratta della ratifica di un qualcosa che nella consuetudine avviene già più o meno ovunque.

La parte più interessante della sentenza (clicca qui per leggerla), è data innanzitutto dai motivi che hanno portato alla stessa, e poi anche dai quesiti che di conseguenza ha posto.

I fatti ci portano in Spagna, alla “diatriba” tra il sindacato Federación de Servicios de Comisiones Obreras e la Sociedad Anonima Española, filiale spagnola della Deutsche Bank. Il primo sosteneva l’obbligo di registrazione degli orari di ciascun dipendente, anche in base alla Carta dei diritti fondamentali UE e alla direttiva sull’orario di lavoro; la banca, di rimando, rispondeva che dal diritto nazionale spagnolo e dalla giurisprudenza della Corte Suprema spagnola non emergesse quest’obbligo di applicazione generale.

La Corte spagnola, così, ha preso in mano la questione e l’ha rimandata alla massima autorità europea in materia di giustizia. Che ha parlato: le imprese sono tenute ad istituire un sistema gestionale per misurare la durata dell’orario di lavoro giornaliero. Una sentenza che sottolinea il diritto del lavoratore a una limitazione della durata massima del lavoro, in aggiunta a periodi di riposo giornaliero e settimanale – anche perché dalla vicenda era emerso che in Spagna il 53,7% delle ore di straordinario non erano state registrate.

Monitoraggio orari: serve un sistema oggettivo, affidabile e accessibile

Come recita la sentenza della Corte di Giustizia UE, senza misurazione dell’orario di lavoro (e degli straordinari), non c’è modo di far rispettare i diritti dei dipendenti. Di conseguenza, continua la Corte, le normative nazionali degli Stati membri che non prevedono uno strumento di misurazione oggettivo, affidabile e accessibile, non sono idonee “a garantire l’effetto utile dei diritti conferiti dalla Carta (la Carta dei diritti fondamentali, ndr) e dalla direttiva sull’orario di lavoro, poiché essa priva sia i datori di lavoro sia i lavoratori della possibilità di verificare se tali diritti sono rispettati“.

La domanda, nel frattempo, è sorta spontanea: quanto si lavora in Europa? Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la media è di 30 ore a settimana.

L’Italia, con le sue 33 ore settimanali, si pone sul terzo gradino del podio, dietro soltanto a Grecia ed Estonia. Da questa particolare classifica risulta che gli italiani lavorano 7 ore in più dei tedeschi, che si “fermano” a 26 ore settimanali, poco meno di quanto fanno i colleghi di Lussemburgo e Olanda. Sopra “quota 30” anche Irlanda, Portogallo, Slovacchia, Lettonia, Spagna, Slovenia e Lituania.

Il ruolo cruciale dei Consulenti del Lavoro

La palla, dunque, passa a tutti gli Stati membri, a cui la sentenza richiede di imporre ai datori di lavoro l’obbligo di adottare questo sistema oggettivo, accessibile e affidabile di misurazione, lasciando loro la decisione sulle modalità di attuazione pratica.

Ed è proprio qui, come anticipato nei primissimi passaggi di questo articolo, che entra in gioco il ruolo, la professionalità e la competenza dei Consulenti del Lavoro, chiamati direttamente in causa per due motivi.

Da un lato, infatti, i professionisti hanno bisogno di dati precisi sulle ore lavorate dai dipendenti delle loro aziende clienti per poter elaborare le buste paga, dall’altro, sono coloro che hanno l’importante ruolo di informare e formare le PMI sugli obblighi normativi.

In un momento dove lo smart working si sta consolidando come modello di successo, capace di garantire vantaggi sia al lavoratore che all’azienda, la presenza di innovative e dedicate soluzioni digitali consente di automatizzare la rilevazione, la gestione e l’elaborazione dei dati relativi alle presenze e agli orari, anche in modo integrato con il servizio di elaborazione paghe. Insomma, grazie a software di gestione presenze condivisi e integrati è possibile velocizzare i processi e azzerare gli errori manuali di compilazione.